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Darfur - l'analisi del conflitto

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Nella prima mattina del 25 Aprile 2003, i ribelli dell’Esercito per la Liberazione del Dardur, più tardi divenuto l’Esercito per la Liberazione del Sudan (SLA) attaccò la base aerea governativa di El Kasher, capitale dello stato del Nord Darfur. Le Forze distrussero bombardieri multipli Antonov ed elicotteri con armamenti pesanti e si impadronirono di un largo quantitativo di munizioni e di armi pesanti.
Il Governo non ha sofferto una sconfitta altrettanto umiliante in più di 20 anni di guerra nel Sud del Sudan. Esso si rifiutò di negoziare con il gruppo di opposizione armata, le cui domande includevano il riconoscimento come movimento politico, poteri autonomi all’interno di un sistema federale e sviluppo per il Darfur – una delle più trascurate regioni del Sudan. Il Governo del Sudan (Gos) rispose invece mobilitando l’Esercito, l’Aviazione e milizie reclutate tra alcune delle tribù arabe del Darfur, le milizie poi conosciute come Janjawid. Era l’inizio di una brutale campagna di neutralizzazione dell’insurrezione avverso le tribù non arabe che formavano la spina dorsale dei gruppi di opposizione armata, principalmente Zaghawa, Fur e Masalit.
Da tempo immemorabile, le fluttuazioni stagionali nell’acqua e nelle terre da pascolo hanno condotto a conflitti per le risorse naturali in Darfur. Queste tensioni esploseri un una guerra Fur-Araba nel 1987 dopo che la siccità e la carestia nel Nord Darfur condusse molti Arabi al sud attraverso le terre Fur nel Sud Darfur. I primi conflitti sono stati risolti da tradizionali meccanismi di riconciliazione. Ma questi sono stati indeboliti da una serie di misure a cominciare dal 1971, quando il Presidente Gaafar Nimeiri abolì l’Amministrazione naturale su base tribale. I conflitti e l’insicurezza aumentarono nelle aree rurali poiché coloro che avevano accesso alle armi da fuoco si federo giustizia da loro e iniziarono a risolvere le loro dispute con la forza piuttosto che con la mediazione.
Dalla metà degli anni 80’ fino allo scoppio della ribellione nel 2003, il Darfur soffrì di conflitti armati di alta intensità e su larga scala, combattuti con armi moderne – molte delle quali portate attraverso gli estesi e di fatto incontrollati confini desertici con il Ciad e la Libia. Quando i nomadi Arabi tentarono di occupare le tradizionali terre Fur con il supporto del governo, i Fur risposero con l’incendio di massa delle terre da pascolo.
Le prime reclute alla guerra governativa del 2003 provenivano principalmente da due gruppi Arabi – i nomadi respinti del Nord Darfur e gli immigranti del Ciad senza proprie terre. Con l’eccezione delle aree urbane, quasi tutta la terra in Darfur è utilizzata secondo l’occupazione consuetudinaria o un sistema hakura di assegnazione di terre inizialmente conferite dai sultani Fur. Nel Sud Darfur, i sultani diedero hakuras a ciascuna delle quattro principali tribù Arabe di mandriani di bovini o Baggara – Rizeigat, Ta'aisha, Beni Halba e Habbaniya. I mandriani di cammelli Abbala del Nord Darfur non ricevettero terra ma gli fu concesso il diritto di passaggio attraverso le terre tribali dei gruppi sedentari.
Quando la guerra esplose nel 2003, la maggior parte delle tribù arabe con terra rimase neutrale. Ma molti Abbala senza terra si unirono ai Janjawid, credendo che la terra occupata con la forza sarebbe stata loro.
Le forze governative e i Janjawid svuotarono estese terre falciate con una campagna di guerra della terra-bruciata che distruggeva ogni cosa che rendesse possibile la vita, compresi pozzi, pompe, frutteti e moschee. Quando la critica internazionale sul conflitto si sviluppò, l’Esercito sudanese si accontentò di un posto in sottordine (fece per così dire un passo indietro, ndt) e le milizie divennero il reparto d’assalto della strategia del governo, come fecero nel Sudan meridionale.
La ribellione, e la risposta del governo ad essa, provocarono morte, migrazioni e distruzione su scala epica. Centinaia di migliaia di civili furono uccisi. Altri due milioni e mezzo furono condotti in campi profughi dove le truppe dell’Unione Africana non avevano neppure il mandato o le forze per garantire la loro sicurezza e dove i Janjawid vagavano impunemente. Più di altri 200.000 fuggirono lungo i confini nei campi in Ciad.
Il Governo del Sudan e la fazione di Minni Minawi dello SLA firmarono l’accordo di pace per il Darfur il 5 Maggio 2006, dopo una serie di sette negoziati condotti dall’African Union. JEM e la fazione dello SLA condotta da Abdul Wahid Mohamed el Nur si sono rifiutate di firmare, dicendo che la divisione del potere e della proprietà e la compensazione degli approvvigionamenti erano inaccettabili e domandando più forti garanzie per il disarmo dei Janjawid.
Un pugno di comandanti individuali e frammenti di gruppi firmarono una Dichiarazione di impegno all’accordo ma, come lo stesso Minawi, furono armati dal governo e si rivoltarono contro i loro precedenti compagni d’armi – il più importante, il Gruppo dei 19, SLA non firmatari che controllava la maggior parte del Nord Darfur. Di conseguenza gli attacchi dei firmatari sui non firmatari perseguitarono decine di migliaia di civili.
Alla metà del 2006, l’Esercito sudanese fu posto nella prima linea di una nuova offensiva contro i non firmatari. Il comandante della Regione militare occidentale fu sostituito ed enormi quantitativi furono trasportati ad El Kasher. Un’alleanza di breve durata tra il Gruppo dei 19 e JEM ha condotto le forze governative ad una serie di schiaccianti sconfitte sul campo di battaglia. Dalla fine del 2006, l’offensiva governativa nel Nord Darfur fu ostacolata, il dipartimento delle UN di Safety e Difesa (Security) aveva dichiarato quasi un terzo del Sud Darfur area interdetta e una milizia a capo di un’offensiva si è spinta profondamente nel Ciad.
Il Ciad orientale è afflitto da tre separati, e talvolta connessi, conflitti: attacchi lungo i confini da parte dei Janjawid sudanesi in coordinazione con le milizie del Ciad; attività dei gruppi di opposizione armata del Ciad contro il regime del Presidente Idris Deby; e conflitti locali etnici composti dalla formazione di milizie di auto difesa del villaggio. Il conflitto ha provocato lo spostamento di 110.000 civili del Ciad, che hanno esacerbato i problemi umanitari provocati dai 230.000 rifugiati già nel Paese. Ci sono più di 150.000 rifugiati della Repubblica Centro Africana settentrionale.
Oggi, il conflitto tra il Governo del Sudan e i Janjawid contro i gruppi di opposizione armata non è la sola fonte di insicurezza in Darfur. Dopo più di quattro anni di conflitto, uomini armati di tutte le parti si stanno giovando del totale collasso della legge e dell’ordine per saccheggiare il bestiame di gente vulnerabile, derubare veicoli umanitari e riserve di soccorso, imporre “tasse” di guerra ed estorcere denaro per la “protezione”. L’emergenza di una dura guerra economica minaccia dal perpetrare il conflitto. I campi per i profughi hanno iniziato a divenire affollati e mutevoli, con tante piccole armi incontrollate, da presentare un pericolo perfino per coloro che stanno tentando di provvedere ai servizi umanitari. In alcuni campi, alla polizia governativa e le forze dell’Unione Africana non è più consentito entrare e non c’è alcuna istituzione cui è affidato il mantenimento della difesa e l’amministrazione della giustizia.

Amnesty International USA, Conflict analysis, in www.eyesondarfur.com, trad. it. di Massimo Asero


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