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Lettera aperta

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Lettera aperta per Catania


"Sentinella, quanto resta della notte?

Sentinella, quanto resta della notte?".

La sentinella risponde:

"Viene il mattino, poi anche la notte;

se volete domandare, domandate,

convertitevi, venite!"

(Isaia 21, 11-12)



Siamo un piccolo gruppo di cristiani che da anni si riunisce per leggere e riflettere sulla Scrittura. Ultimamente ci siamo soffermati sulle figure di alcuni profeti dell'Antico Testamento (Geremia, Isaia, Amos etc.) che ci hanno impressionato per l'acutezza con cui erano capaci di leggere la realtà del loro tempo, capacità che a noi è parsa ancora attuale. Crediamo di aver capito meglio chi è il profeta: è colui che, avendo colto un frammento di verità, non riesce più a tacere e si sente "costretto" a parlare.

Per coerenza con quanto abbiamo letto e compreso, avvertiamo quindi di non poter più tacere di fronte al degrado della nostra città e di fronte alla gestione politica della cosa pubblica che moltiplica il degrado.

Non esiste infatti un progetto politico coerente volto al bene comune. Il bilancio comunale è sempre più misterioso. Si preannuncia di un nuovo scempio edilizio attraverso la legalizzazione degli interessi speculativi di pochi sotto la parvenza/farsa del nuovo piano regolatore. La provincia spreca enormi risorse distribuendole a pioggia a clienti ed amici e diventa addirittura centro di collocamento per l'impiego presso aziende chiave dell'economia catanese. Tutti subiamo impotenti la recrudescenza della microcriminalità. Su tutto impera il clientelismo controllato dai due o tre potenti di turno. La mafia controlla a sua volta il territorio con l'inveterata pratica del pizzo. La scuola subisce le contraddizioni della gestione politica degradata (il comune non adempie ai doveri previsti dalla legge a favore dei disabili, i buoni-libro non vengono più assicurati a chi ne ha bisogno, l'evasione scolastica resta elevata...). La sanità pubblica viene dilapidata, persino attraverso la svendita dei propri beni.

Sono questi solo alcuni esempi fra i tanti. Quando poi ci siamo chiesti a chi spettasse il compito di aiutare la gente a leggere questa realtà e a prendere consapevolezza di quanto sta accadendo, ci siamo accorti che il panorama è forse ancora più sconfortante:

1. Non appare all'orizzonte nessuna opposizione politica degna di questo nome: essa stessa dà spesso l'impressione di non voler "esagerare" perché in tanti modi invischiata nella stessa rete che dovrebbe spezzare e comunque non riesce a lavorare sul territorio interpretando i bisogni reali della gente.
2. Domina su tutto il monopolio dell'informazione/deformazione/manipolazione della pubblica opinione attraverso la stampa e le televisioni locali, concentrate nelle mani di uno solo, che è anche il più importante imprenditore della città.
3. Prevale un'amministrazione della giustizia che sembra assente di fronte all'illegalità eretta a sistema e che si mostra debole con i forti e forte con i deboli.
4. L'Università, chiamata per sua natura alla comunicazione del sapere critico, ultimamente è diventata anch'essa territorio di conquista con un accordo tra quasi tutte le forze politiche, dall'estrema destra all'estrema sinistra, con conseguente svendita della propria autonomia in dispregio al proprio statuto (come non citare la nomina del direttore generale del Policlinico mercanteggiata con le forze politiche?)

A guardarsi attorno non è difficile poi cogliere le tante ferite di una società che è costretta ad affidarsi ad espedienti di pura sopravvivenza e che volge ormai alla disperazione:

* Cresce il degrado edilizio di molte zone della città, soprattutto quelle ormai abbandonate agli immigrati
* Cresce il numero di venditori ambulanti e di posteggiatori abusivi, tipici mestieri di chi non ha mestiere
* I giovani, anche quelli con alti livelli di istruzione, sono costretti a riprendere le vie dell'emigrazione
* Aumentano in maniera esponenziale i punti in cui si possono fare scommesse
* Si moltiplica il numero dei negozi finanziari piccoli e grandi, che avanzano a tutti, ma soprattutto ad anziani e pensionati, mirabolanti offerte di prestiti anche senza garanzie.

Avvertiamo così come anche la società civile sia causa ed effetto a sua volta dell'illegalità diffusa, accettata e praticata. Si sta ormai diffondendo una cultura di base nella quale parole come "responsabilità personale" e "legalità" non hanno più diritto di cittadinanza o meglio, se ce l'hanno, riguardano sempre gli altri: arroganza, prepotenza, sopraffazione, spregio delle regole, cinismo, o, quando va bene, assuefazione e rassegnazione come a qualcosa di ineluttabile. E, aspetto più preoccupante ancora, troviamo come questi atteggiamenti siano ormai radicati nella cultura di molti giovani. Purtroppo non è solo luogo comune pensare che quella classe dirigente, di cui abbiamo messo prima in luce limiti e dissennatezze, non è altro che uno specchio che amplifica e rende evidenti comportamenti che appartengono a molti.

Pensiamo d'altra parte che auspicare genericamente il ripristino della legalità, riferendosi peraltro solo al fenomeno del racket, sia un segnale troppo parziale, debole e scontato per essere credibile.

Noi non abbiamo soluzioni facili. Certo, nel nostro lavoro quotidiano cerchiamo di agire controcorrente e condividiamo con tanti uomini e donne di questa città il malessere e l'indignazione per il degrado. Di nostro vorremmo solo arrischiare un giudizio e avanzare una proposta che potrebbe farne germinare altre.

Dai profeti abbiamo appreso che alla radice dei mali sociali c'è l'idolatria. L'idolatria si ha quando il proprio interesse particolare (il posto, l'avanzamento sociale, il perseguimento del proprio progetto anche giusto e legittimo, fosse anche quello della parrocchia o del movimento) diventa l'idolo da adorare e a cui sacrificare tutto il resto. Ma allora non si adora più l'unico vero Dio, "padre degli orfani e difensore delle vedove", che predilige gli umili e i poveri, che giudicherà gli empi. Nella nostra società domina l'idolatria. E, fatto ancora più doloroso, dobbiamo constatare come nemmeno parte del clero e dei gruppi ecclesiali vi si sappia opporre (come ignorare infatti il coinvolgimento di alcuni gruppi ecclesiali nel sostegno alla gestione di "questo" potere - in tutte le sue forme - oggi a Catania?). Solo una conversione reale e concreta al Signore, non intimistica e non limitata dall'idolatria del gruppo e del movimento o della stessa compagine ecclesiastica, può incidere in maniera efficace sulle radici del male.

Ma siamo anche particolarmente sensibili ad uno dei problemi sopra elencati: occorre provare a porre un argine alla situazione "sudamericana" dell'informazione nella nostra città. Proponiamo pertanto il coordinamento degli strumenti di controinformazione già esistenti, non nel senso che i vari soggetti della controinformazione debbano rinunciare alla loro autonomia, ma ad esempio attraverso la creazione di un foglio informatico, forse anche a stampa, che periodicamente riprenda, sintetizzi e arricchisca il meglio delle informazioni taciute dall'agenzia unica e che soprattutto trovi il modo perché si riesca a parlare effettivamente a quante più persone possibili.



Il gruppo di " Letture di San Nicolò all'Arena"


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